Seminario “Logoterapia, orientamento alla vita e ricerca: tra psicologia e scienze dell’educazione” – 18 aprile 2023


Si è svolto il 18 aprile il seminario Logoterapia, orientamento alla vita e ricerca: tra psicologia e scienze dell’educazione” presso l’Istituto Progetto Uomo di Montefiascone. L’incontro ha messo in risalto la potenzialità applicativa del modello Logoterapeutico, esponendone i principi chiave e delineandone la ricchezza operativa.

Il termine Logoterapia indica letteralmente terapia del significato, cura attraverso il significato (Frankl, 2005): nella cornice dell’analisi esistenziale, questo approccio, ben allineato ad un contesto di orientamento Life designing, pone in risalto la necessità di riscoprire il senso e il significato (logos) della vita e dei percorsi individuali. In questo contesto, è stato presentato il gruppo di ricerca, composto da docenti e ricercatori dell’Università Salesiana di Roma, quali i professori Giuseppe Crea, Salvatore Grammatico e la dottoressa Sofia Cavallaro, e la prof.ssa Alda Picozzi come docente e ricercatrice dell’IPU. Sono state mostrate ricerche già svolte e altre ancora in corso, attive in particolare in ambito scolastico. Completava il seminario la presentazione del libro Logoterapia e psicodiagnosi, a cura di Giuseppe Crea e Aureliano Pacciolla, e come co-autrici e co-autore, tra gli altri, anche i relatori presenti. Particolare risalto è stato inoltre rivolto anche al libro Volontà di significato e autotrascendenza come sistema motivazionale interpersonale, del prof. Grammatico.

Con l’obiettivo di fornire spunti e riflessioni utili, gli argomenti presentati si sono allineati al modello di raccordo tra l’area psicodiagnostica e quella educativa, andando a convergere nell’elemento centrale della logoterapia, ossia nella valorizzazione della persona, degli aspetti positivi, esaltando le risorse, opportunità, aspirazioni, l’importanza della ricerca di senso dentro di sé e negli eventi della vita.

Seminario “Il counseling…questo sconosciuto! Caso di misoginia? Il processo Depp/Heard” – 25 novembre 2022


Il processo per diffamazione intentato da Johnny Depp contro l’ex moglie, l’attrice Amber Heard, ha portato alla luce messaggi di testo in cui Depp fantastica sull’omicidio della Heard e la denigra in termini misogini. La giuria ha stabilito che Heard abbia diffamato Depp, descrivendosi come vittima di abusi domestici, e ha ordinato alla Heard di pagare 15 milioni di dollari. Tuttavia, la stessa giuria ha stabilito che uno degli avvocati di Depp abbia diffamato la Heard accusandola di aver organizzato una falsa scena di abuso. Questa sentenza ha un effetto negativo sulle vittime di abusi domestici, che ora saranno intimidite dall’idea di parlare delle loro esperienze senza la minaccia di una causa per diffamazione. Nel corso del processo, Heard è stata accusata di mentire sulle sue accuse di abuso, con teorie del complotto che circolano su internet. Tuttavia, queste teorie non sono supportate da fatti. La convinzione dell’integrità di Depp persiste nonostante le prove. Questo caso dimostra che la colpa viene ancora attribuita alle vittime di abusi domestici e che la loro parola non viene presa in considerazione.

Il verdetto del processo per diffamazione tra Johnny Depp e Amber Heard ha sollevato molte questioni sulla parità di genere e sulla rappresentazione delle vittime di violenza domestica. Depp ha intentato una causa contro Heard per un articolo che l’attrice ha pubblicato sul Washington Post nel 2018 in cui descriveva se stessa come vittima di abusi domestici. Anche se l’articolo non menziona Depp, i suoi avvocati hanno sostenuto che si riferiva a lui e che era diffamatorio. La giuria ha stabilito che Heard avesse diffamato Depp, descrivendosi come vittima di abusi, e ha stabilito che uno degli avvocati di Depp l’aveva diffamata accusandola di aver organizzato una falsa scena di abuso. La sentenza ha l’effetto di punire Heard per aver parlato degli abusi subiti e di sancire i presunti abusi di Depp. Questo avrà un effetto negativo su tutte le vittime di violenza domestica che ora potrebbero sentirsi scoraggiate a parlare delle loro esperienze per paura di una causa per diffamazione. Durante il processo, molti hanno trattato Heard con disprezzo, accusandola di mentire sulle sue accuse di abuso e diffondendo teorie del complotto senza alcun supporto fattuale. Questo ha alimentato un falso mito che accetta qualsiasi crudeltà nei confronti di Heard. La sentenza ha anche mostrato che la colpa della vittima è ancora presente nella società e che le vittime di violenza domestica devono affrontare una difficile lotta per essere credute e protette.

Seminario “Inclusione e violenza. HIV: il “prendersi cura” nell’universo LGBTQIA+” – 23 novembre 2022


“L’omofobia nasce dalla scarsa informazione”. Esordisce con questa frase Angela Infante, attivista della comunità LGBT ed operante al Policlinico di Tor Vergata, solo ed esclusivamente con persone affette da HIV.

Si parla di inclusione e di violenza, che non debba essere necessariamente fisica, in entrambi i casi ed abbiamo avuto l’immenso piacere di confrontarci con lei su tutti e due i fronti.

La società odierna, meno rispetto al passato, ci porta ad essere naturalmente avversi alla malattia dell’ HIV.

Come spiega Angela, definirla con il termine “malattia” è una cosa a dir poco aberrante. Semplicemente, siamo abituati a contrarre diverse tipologie di infezioni attraverso i rapporti sessuali, ma sono tutte infezioni curabili e GUARIBILI. Questo è ciò che più spaventa: dall’ HIV non si guarisce, ci si convive.

L’AIDS (sigla di Acquired Immune Deficiency Syndrome) è stata per decenni una malattia incurabile e mortale, fino a quando, nel 1996, arrivò la terapia antiretrovirale.

Negli ultimi anni la ricerca è progredita a tal punto che oggi una persona sieropositiva, se opportunamente trattata, può tenere sotto controllo la sua condizione e persino renderla non trasmissibile.

Spesso Angela si trova di fronte a pazienti, o come lei ama definire amici, che giustificano il loro essere “normali” derivante da una società intrisa di omofobia, maschilismo e soprattutto disinformazione. Una discriminazione culturale, sociale e linguistica che – nonostante il progresso e il passare degli anni – fa sentire ancora oggi gli omosessuali o i malati di AIDS diversi dagli altri.

Una persona sieropositiva sente gravare su di sé un doppio pregiudizio che la porta spesso a nascondere la propria condizione, fino ad arrivare a percepirsi estranea alla società. Il primo è legato alla presunta incurabilità della malattia, per cui la persona sieropositiva teme di essere considerata dagli altri, dai suoi stessi amici, quasi un intoccabile.

Aspettativa poco piacevole, ma che trova terreno fertile in una informazione sull’ HIV spesso superficiale. Il secondo pregiudizio è quello nei confronti di una malattia classificata come ‘sessualmente trasmissibile’ e che negli anni Novanta veniva semplicisticamente associata alla popolazione omosessuale.

Una persona eterosessuale avrà quindi paura di essere considerata omosessuale, in una società che ancora troppo spesso è discriminante verso la comunità LGBT. Questo tipo di timore è reale, assurdo ma reale.

Tuttavia, il sentimento destabilizzante contro cui molte persone sieropositive lottano, e su cui si concentra parte del lavoro di Angela, è un altro: il senso di colpa. Nessun malato di nessuna malattia si sente in colpa per la propria condizione.

Molti sieropositivi, che tra l’altro non sono malati, si sentono in colpa.

Sentono di essersela andata a cercare. Quasi di meritare questo castigo.

Ciò è il risultato di un rapporto distorto tra sieropositivi e sieronegativi, delle reciproche aspettative degli uni sugli altri.

Per questo l’ HIV è qualcosa che coinvolge l’intera società.

Tornando alla frase sopra citata, tutto dipende dall’informazione.

La vergogna non dovrebbe essere sentimento dei sieropositivi, ma sentimento dell’Italia intera; un Paese che sa vivere solo nell’emergenza e si fa sempre trovare impreparato davanti alle tragedie umane e civili.

Se nel 2022 abbiamo ancora ragazzi giovani che, indipendentemente dai loro gusti sessuali, si infettano, vuol dire che non si è fatto nulla per far arrivare davvero il messaggio che bisogna proteggersi.

E’ dalle scuole elementari che bisognerebbe fare campagne di informazione in cui si spiega ai bambini che esistono per esempio le famiglie monogenitoriali, che ci sono donne che amano altre donne e uomini che amano uomini.

Invece, oggi i ragazzi arrivano alle medie completamente impreparati su questi temi e diventano vittime delle discriminazioni e dell’ignoranza.

“Seguo i pazienti nell’elaborazione di questa nuova condizione, caratterizzata purtroppo da un grande bagaglio di significati psicosociali, che una persona sieropositiva si ritrova d’improvviso addosso e che deve, quindi, imparare a gestire. Le persone sieropositive a Roma sono molte, questo vuol dire che ci sono giovanissimi, ragazzi nella prima età adulta, padri e madri di famiglia e persone che adesso entrano nella terza età. Lo spettro e la tipologia sono molto ampi, nonostante i luoghi comuni.

Ognuno è unico e diverso dagli altri, quindi ciascuno ha reazioni e approcci differenti.

Il mio lavoro è delineare un percorso comune e uno parallelo individuale, sostenere le persone in ogni tappa di questo cammino aiutandole a identificare ogni difficoltà, a cui va data una giusta dimensione e una possibile soluzione. Un passo alla volta. La difficoltà principale è riuscire ad affrontare tutto insieme il peso della condizione di sieropositività, perché è ancora troppo sfaccettata e troppo legata ad elementi esterni, alla società.”

Questa la missione di Angela e non solo.

Oltre alla sua attività in ospedale, l’altro grande impegno di Angela è il “Gay Center” con sede a Testaccio, di cui è presidente.
Bisogna andare oltre il tabù e capire realmente che cosa l’ HIV rappresenti oggi. Questo arricchirebbe tutti: uomini e donne, omosessuali ed eterosessuali, sieropositivi e sieronegativi.
Siamo tutti sierocoinvolti!

“Le formiche non hanno le ali” incontro con l’autrice Silva Gentilini – 21 novembre 2022


Violenza domestica sulle donne: paura, senso di colpa o riscatto? Quante volte, in questi ultimi anni, abbiamo sentito pronunciare la frase “restate a casa”? Frase che incitava a rimanere al sicuro per tutelare noi e gli altri, per restare uniti di fronte ad una minaccia comune, senza alcun timore perché “protetti” dalle mura domestiche. Ci siamo mai chiesti, tuttavia, se le mura domestiche fossero veramente un posto sicuro per tutti? Molto spesso, infatti, la casa è il luogo in cui si consumano violenze fisiche e psicologiche su una donna da parte di un compagno, di un marito o addirittura di un padre. A questo proposito, qualche giorno fa, abbiamo avuto il piacere di incontrare la scrittrice Silva Gentilini, autrice del libro “Le formiche non hanno le ali”, autobiografia che racconta di un’infanzia e di un’adolescenza vissute col terrore del proprio padre. Un padre che minaccia, picchia, umilia e abusa, senza alcun motivo preciso, di quattro donne: Silvia, sua sorella, sua madre e sua nonna. Un padre che, anche dopo aver tentato il suicidio, torna inevitabilmente a seminare terrore ogni qualvolta varca la porta di casa.

La violenza domestica sulle donne è una piaga sociale rimasta a lungo tra le mura di casa, spesso per vergogna e quasi sempre per paura. Questi sono i sentimenti che hanno accompagnato Silva per lunghi anni, perfino quando si è compiuto l’atto più spregevole che una figlia possa subire da parte del proprio padre ovvero l’abuso sessuale con conseguente gravidanza.

Dalle parole dell’autrice e dalla sua esperienza di vita si evince di quanto la violenza subita possa avere effetti negativi a breve e a lungo termine, sulla salute fisica, mentale, sessuale e riproduttiva della vittima. Le conseguenze possono determinare per le donne isolamento, incapacità di lavorare, limitata capacità di prendersi cura di se stesse e dei propri figli. Oltretutto, i bambini che assistono alla violenza domestica, possono soffrire di disturbi emotivi e del comportamento.

Silva porta ancora con sé i segni del dolore e le paure di una bambina cresciuta troppo in fretta ma è una donna che ce l’ha fatta, che ha alzato la testa, che ha compreso che la vera paura risiede nella quotidianità e non nella voglia di denunciare e mettere fine ad un terribile incubo.

Da qui nasce spontanea una domanda: perché il paragone con le formiche? Lo spieghiamo con le parole dell’autrice:

«Quanto durava il tempo dei pugni e dei calci? Pochi attimi. Il resto veniva dopo. Un affanno di rabbia muta attraverso il corpo. E la voglia di urlare, di correre via, di cambiare identità… Assumere le sembianze di un gatto randagio, di un pesce rosso, di un fiore, di un sasso. Ancora meglio, di una formica. Le formiche hanno uno scopo fermo, inossidabile: prendono una mollica, un pezzetto di qualsiasi cosa e lo trasportano. Lo fanno a prescindere. Nessuno le ferma. Puoi schiacciarne una, ma quelle che restano non hanno paura. vanno avanti. Si riorganizzano. Ricominciano. Le formiche non hanno paura. Avrei voluto essere una formica.»

NON ABBIATE PAURA. DENUNCIATE. CHIEDETE AIUTO.

INSEGNATE AI VOSTRI FIGLI IL RISPETTO E L’AMORE.

Un ringraziamento speciale a Silvia Gentilini.

7th Conference of the European Chapter of the Academy for Eating Disorders, 21/22 Ottobre 2022


Dalla Academy for Eating Disorders:

“We are excited to announce that the Seventh Conference of the European Chapter of the Academy for Eating Disorders will take place in conjunction with the Austrian Academy for Eating Disorders. Eating Disorders Alpbach 2022, the 29th International Conferencetaking place October 21 – 22, 2022 in Alpbach Tyrol, Austria.

The European Chapter event will be presented as a combination of a “live” in-person event with a virtual component simultaneously.

Featured content of the combined meetings include an outstanding line up of experts in the field of Eating Disorders, including:

  • Prof. Dr. Medical Martina de Zwaan
  • Ricardo Dalle Grave M.D., FAED
  • Carine el Khazen, DESS, DEA, FAED
  • Univ.-Prof. Dr. Andreas Karwautz
  • Prof. Dr. Emilia Manzato
  • Prof. Dr. Umberto Nizzoli, FAED
  • Dr. Helga Simchen
  • Dr. Jacinta Tan
  • Prof. Dr. Jennifer Thomas, FAED
  • Prof. Dr. Ulrich Voderholzer
  • Assoc.-Prof PD Mag Dr. Gudrun Wagner”

Clicca qui per maggiori informazioni.

Presentazione del libro “Il conflitto” del Prof. Massimiliano Nisati – 06 dicembre 2021


L’Istituto Universitario Progetto Uomo e la Biblioteca IPU, in collaborazione con Lo Scalo-Community Hub, presentano il libro “Il conflitto”, NeP Edizioni, del Professor Massimiliano Nisati; docente aggiunto di Diritto pubblico e Diritto civile dell’Istituto, Massimiliano Nisati è avvocato e studioso delle tecniche di gestione delle dinamiche conflittuali: “Il conflitto è quella situazione che si determina tutte le volte che su un individuo agiscono contemporaneamente due forze psichiche di intensità più o meno uguale, ma di opposta direzione”.

L’incontro sarà anche l’occasione per parlare della nuova nata Società Internazionale di Conflittologia (International Conflict Society, ICS), istituzione dedita allo studio, alla diffusione e alla divulgazione di temi scientifici relativi al conflitto: si occupa, infatti, di svolgere attività e istituire progetti per la gestione dei conflitti, elaborare piani di intervento in ambito scolastico e universitario, contrastare i conflitti sociali, in aumento nel periodo post pandemico, promovendo la cultura della pace e lo sviluppo di una educazione alla legalità.

Un appuntamento importante per cercare di capire cosa sia il conflitto e come è possibile intervenire per gestirlo, in una società sempre più veloce e che perde punti di riferimento relazionali importanti.

“SIAMO ADOTTATI E STIAMO BENE” – Dott.ssa Giorgia Bernardini.


Vi comunichiamo con immenso piacere che, una nostra studentessa da poco diventata Dottoressa: GIORGIA BERNARDINI, parteciperà al meeting annuale di Firenze: “SIAMO ADOTTATI E STIAMO BENE”.

Esporrà la sua Tesi di Laurea, assieme ad altri neolaureati, incentrata sull’adozione e sulla ricerca delle origini biologiche.

Per il momento le è stato dedicato un articolo, nella nostra rubrica su STAMPA CRITICA – La Voce degli Ultimi, nel quale potrete leggere un piccolo estratto dei temi principali che andrà ad affrontare.

http://stampacritica.org/…/tra-mistero-da-svelare-e…/

“Il segno di Nora”, incontro con l’autrice Costanza Ghezzi – 17 settembre 2021


Non è un matrimonio che profuma d’amore quello fra Nora e Carlo. Non è facile uscire dal dominio violento di una relazione con un narcisista perverso e Nora sa che deve combattere per essere libera. La situazione si esaspera fino a portarla al punto massimo di rottura con se stessa. Il tentativo di suicidio rappresenterà la chiave di svolta per porre fine alla dipendenza affettiva.
Nora si rivelerà vincente.
Inizia la trasformazione: una donna nuova e consapevole della sua forza, una donna che non ha più paura.”

Un’anticipazione della trama del libro e dei temi che andremo ad affrontare con la carissima Costanza Ghezzi, autrice di esso, che avremo l’onore di ospitare in Istituto durante le attività accademiche legate al “Laboratorio sul Conflitto” del Prof. Massimiliano Nisati.